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Non amo molto il raggae ma i fratelli
Marleys su Pyramid Stage che, nel suo trentennale, eseguono l'intero "Exodus" possono essere un' esperienza acusticamente sconvolgente (
7).
Le 14.45 non sembrerebbero proprio l'orario adatto per vedere
The Horrors ma il John Peel Stage è sotto ad un enorme tendone e fortunatamente l'effetto è quello di essere al "chiuso".
Scarni e con un suono di batteria che è molto più Joy Division delle tanto blasonate bands che ne dovrebbero rappresentare l'odierna reincarnazione. Faris Rotter è attitudine, Spider Web, dedito a torturare le proprie tastiere, è l'anima, indemoniata, della band. Coinvolgenti, deliranti e fuori moda (
7).
Sull'Other Stage ho la sfortuna di incrociare i
Rakes. Perchè lo fate ragazzi? Che senso ha tutto questo se tempo qualche mese e nessuno si ricorderà più di voi? (
4).
Ci mettiamo comodi davanti al Jazz World Stage per i touareg del Sahara che Robert Plant si era portato in tour: i
Tinariwen. Un chill out stordente. Eccellenti per riprendersi dai Rakes (
6).
Al Pyramid tocca ai
Manic Street Preachers. Nel 1999 lo stesso palco lo avevano calcato da headliner ma nei cuori dei britannici (e nel mio) sono rimasti importanti come allora. Un concerto magnifico, quanto la voce del guitar hero James Dean Bradfield, l'eleganza di Nicki Wire, la precisione di Sean Moore. Il duetto con la bellissima Nina Persson in
Your Love Alone Is Not Enough è uno dei momenti più alti dell'intero festival, ma è tutta la performance a non avere un solo attimo di cedimento. Un classico dopo l'altro:
Motorcycle Emptiness, Motown Junk (per Ricky, che nel '94 era lì con loro)
, You Stole The Sun From My Heart, If You Tolerate This Your Children Will Be Next..... Alla fine sarà ovviamente
A Design For Life, cantata all'unisono sotto un cielo mai così meravigliosamente grigio (
9).
Sebbene conosca le doti live dei
Kaiser Chiefs penso che a questo punto sarà davvero molto dura per loro. Come se non bastasse sta pure diluviando.
Nulla di più sbagliato. La capacità di trascinare la folla sin dal primo istante è semplicemente spaventosa. La genuinità del bravo Ricky Wilson scatena la partecipazione di pubblico più importante che abbia visto negli interi tre giorni. I loro "anthems troppo facili" in mezzo a 100.000 persone diventano semplicemente irresistibili (
8).
Siamo alla fine. Ancora Pyramid Stage.
Bisogna vergognarsi a vedere
The Who vero?
E poi che The Who sono mai questi?
Già siamo contro le reunions, ci manca solo che siano pure dimezzate!
Però dai, in fondo questi signori erano headliner a Woodstock. Fu guardando su Rai3 quella loro esibizione nel film se più di 25 anni fa mi innamorai del Rock. Glielo devo.
Non ditelo a nessuno, ma voglio vedere Pete Townshed che fa il "mulinello". Vado pazzo per il "mulinello". Dai.
I Can't Explain: un solo accordo per rimanere impietrito. Piove in modo inenarrabile. Via il cappuccio. Voglio le orecchie libere: un suono così mi pare di non averlo sentito mai.
Keith Moon, regalando al piccolissimo Zak la sua prima mini batteria, forse non immaginava che le cose un giorno sarebbero potute finire così. Ma Starkey seduto là di dietro non è solo bravissimo. E' perfetto. La voce di Daltrey è calda. Magnifica. Solo In
The Kids Are Alright starà un po' sotto (ma chi se ne importa?). Sugli schermi splendide immagini d'epoca autocelebrative (i loro concerti, i mods, le vespe...) e davanti Pete che "mulinella" suoni che non vi so descrivere.
Penso: "non ho potuto vedere gli Zeppelin ma il sound dev'essere stato più o meno così".
Who Are You, Baba O'Riley, My Generation, Won't Get Fooled Again, Pinball Wizard, See Me Feel Me, Listening To You.... Sbalordito, emozionato e senza ormai alcuna vergogna mi volto verso i miei compagni di ventura. Scopro che anche i più scettici e dissacranti non riescono a nascondere il proprio stupore e il proprio coinvolgimento. Indimenticabile!
".....Listening to you I get the music. Gazing at you I get the heat. Following you I climb the mountain. I get excitement at your feet!...." (
10)