La reazione all'arrivo dei Klaxons è impressionante. Il pubblico giovane di Glastonbury è tutto assiepato intorno all'Other Stage. Le prime file sono impaccate di teen-agers.
E loro? Loro si dichiarano emozionati ma non abbastanza dall'essere riusciti a prepararsi tecnicamente per l'occasione. Sono i soliti cazzoni dove solo il batterista Steffan tenta di tenere la barra dritta mentre gli altri vanno tutti per i fatti loro. Stonati, musicalmente impromuovibili e senza "sound". Se i Klaxons su disco affascinano perchè caotici, live si rivelano solo dei casinisti. A Glasto la cosa è in parte ugualmente funzionata. Ma sul fatto che il "lo-fi" sia il futuro della dance rimane molto da discutere (6).
Pete Doherty lo desidereremmo sempre pericolosamente sconvolto, si sa. Ma Pete è un tossico vero, sincero. Non gioca una parte e amarlo significa apprezzarlo anche quando è imprevedibilmente lucido e pacato. Così è questo concerto dei Babyshambles.
Fuck Forever è il perfetto anthem al contrario e Albion dà i brividi mentre i non interessati abbassano il volume delle proprie conversazioni per non disturbare la poesia del momento. Carl non arriva sebbene i cori per Time For Heroes stiano lì a dimostrare cosa siano stati i Libertines per questa nazione. Kate Moss segue tutto adorante da bordo palco. Quando raggiunge il suo Pete per un bacio fugace l'Eleganza scende su Glastonbury (7).
Molto meno elegante Paul Smith che con quei cappellini non si capisce quale tipo di calvizie si ostini a volerci nascondere. Ne riconosco le doti vocali ma i Maximo Park risultano freddi come il ghiaccio. Un problema mio che apprezzo solo Graffiti? Forse non proprio stando alla capacità dei brani del secondo album di gremire i bar circostanti l'Other Stage (5).
Per gli Editors tornano tutti. Il pubblico delle grandi occasioni e il successo è enorme come quello che probabilmente avrà l'album "An End Has A Start". I nuovi Coldplay altro che i nuovi Joy Divsion come qualcuno sperava apprezzandone l'esordio. Bravi sì, ma attendiamo solo che Tom Smith inizi a scriversi sulle mani perchè a lagna sono già in grado di superarli (6).
Un giro nella Last Vagueness (la zona più eccentrica, quella della cappella per i matrimoni) e davanti agli autoscontri nel fango becchiamo a sorpresa New Young Pony Club. Su disco annoiano ma live il groove è buono (6).
Ci spostiamo al The Glade per rivedere !!! che tanto ci avevano coinvolto il giorno precedente. Purtroppo performance e scaletta sono completamente diverse. Una delusione (6).
Quando torniamo all' Other Stage scopriamo che non c'è mai stata così poca gente. Il pubblico degli Editors è giustamente scappato: tutti dai Killers.
Non esisterebbe il noise e gran parte della musica degli ultimi 40 anni senza gli Stooges. Iggy è un po' come fosse il "papà" di tutti noi.
Quattro volte "ciao" (in italiano) nel momento del suo ingresso in scena: siamo certi, non potevano che essere diretti a noi.
I jeans calati sull'inguine più famoso del Rock. Il petto nudo di pelle raggrinzita affascinante quanto e più di quello tonico della giovinezza. L'Iguana inizia a muoversi: salta, urla, balla. Dietro di lui non la solita band di gregari ma i suoi unici Stooges.
Puro Rumore Bianco. Dalla pila di Marshall di Ron Asheton. Dalle pelli percosse dal fratello Scott. Dal basso preciso di Mike Watt. Dal sax disturbante del mitico Steve McKay.
Loose, Down On The Street, I Wanna Be Your Dog, TV Eye, My Idea Of Fun, Dirt: a bocca aperta e con quel brivido lungo la schiena che è la ragione di tanto amore per questa musica.
Iggy fa il "cane", simula amplessi sopra agli amplificatori, ma durante Real Cool Time un ragazzo salta nel pit. Iggy ordina ai bouncers di farlo passare ed invita quanta più gente possibile ad imitarlo: "Come on, let them on, come on". Alla fine saranno in circa 200 sul palco per No Fun.
Ci vorrà un bel po' di tempo per liberarlo. Se ne occuperà Iggy stesso con divertenti conversazioni con i "Glastonbury dancers" che lo baciano, lo toccano, lo adorano.
Ora che là, sul palco, c'è tanto fango quanto intorno ai nostri piedi si può ricominciare: 1970........
Alla fine Iggy dice: "I Am You". Si Iggy! Sì! (10).
Su YouTube trovate praticamente ogni performance rippata dalla BBC.
Per quanta riguarda la Stage Invasion durante gli Stooges guardate qui.
30 giugno 2007
29 giugno 2007
Glastonbury 2007: il venerdì
Giovedì sera siamo riusciti a fare una passeggiata, a vedere da vicino l'imponenza del Pyramid Stage, a sorprenderci per le enormi dimensioni dell'Other Stage e fare un pellegrinaggio al mitico Stone Circle.
Tutto, per la prima ed ultima volta, senza stivali. Durante la notte: il diluvio.
Tutto, per la prima ed ultima volta, senza stivali. Durante la notte: il diluvio.
Venerdì arriviamo al Pyramid che The View hanno praticamente terminato. Sento gli ultimi due brani, intuisco sia stato un concerto dignitoso (6).
Ci spostiamo verso l'Other Stage e aspettando i Modest Mouse mi toccano quegli scalzacani dei The Cribs: orrendi, inutili e antipatici. Nessuno riuscirà a fare peggio di loro (3).
Voglio tentare di capire cosa troviate in questi Modest Mouse. Su disco non ci sono riuscito, ma sono certo che davanti a Johnny Marr tutto cambierà. Sono pronto. Sul blog mi sono sempre trattenuto, E' un mio problema, dai! Qui live lo supererò e finalmente mi sentirò bene. Iniziano. Mi sposto tutto verso Marr. Voglio tremare....
Prima della fine mi incammino. Nessuna emozione, solo tristezza nel vedere il dio "dell'arpeggio Smiths" fare il gregario in una band "cantautorale". Pesantemente retorici (5).
Arriviamo al Pyramid Stage. Sul palco: Gogol Bordello. Penso: "già per me son troppo folk i Modest..". Ci sono decine di migliaia di persone che ballano e saltano sotto la pioggia scrosciante. Coinvolgenti e perfetti per la situazione. Eugene è una forza della natura e l'intera band non è da meno (7). Esce un raggio di sole. Durerà poco. Quando sale sul palco Amy Winehouse piove così forte che non ci si vede. Concerto troppo disturbato dalle intemperie per a dare un giudizio obiettivo e soprattutto troppa gente che nella pioggia accorre da ovunque per vederla. Un caos. Leo la liquida con: "Michael Bublè al femminile". Credo sia esagerato però....(6). Ci dirigiamo verso il Dance Village e passiamo davanti all'Other Stage. Vengo rapito da una voce straordinaria che riconosco: Bright Eyes. Sul palco Conor Oberst oltre che dalla band è accompagnato da una sezione archi. Sono tutti rigorosamente vestiti di bianco. Bravissimi. Inaspettatamente emozionante. First Day Of My Life è il primo vero brivido lungo la schiena della giornata (7). Arriviamo al Dance Village, nel tendone East, per i !!!. Il sound è impressionante. Crescono, crescono, crescono. Braccia alzate al cielo, campanaccio a gogo. Nic Offer a petto nudo è scatenato: "Who's on drugs here?". Un incrocio impossibile tra l'eccesso di Freddy Mercury e l'attitudine di Iggy. Lì, in quel momento, funziona. Una bomba (8).
Super Furry Animals su Other Stage ed è davvero Hello Sunshine. C'è il sole del tramonto e loro con le maschere dei Power Rangers in testa. Splendidi. Un set "greatest hits", tra pop e sperimentazione. The Man Don't Give A Fuck (7).
The Coral ho sempre pensato sarebbero stati uno degli highlight del festival e che non li avrei persi a nessun costo. Un set concentrato sui primi due album e parecchi inediti dal prossimo che fanno intuire un ritorno eccezionale (forse il disco dell'anno deve ancora arrivare). Molti che dopo i SFA si stavano dirigendo verso i Bloc Party, sentendo Dreaming Of You, hanno deciso di tornare indietro. A Pass It On il parterre fangoso antistante l'Other Stage è strapieno. Probailmente i migliori musicisti inglesi della loro generazione. Semplicemente magnifici (9). Rufus Wainright non fa per me. Ho visto solo una parte del concerto e non esprimerò un giudizio. Ho colto però qualcosa che su disco non ero riuscito. So che verso la fine si è travestito e ha cantato con la sorella Martha. Interessante.
Avevo scommesso che nessuno sarebbe riuscito a fare meglio dei Kasabian. Ci sono andato vicino. Il sound è una bomba. Tom Meighan è carico, probabilmente in ogni senso, e calca il Pyramid Stage come fosse suo. Da Shoot the Runner a Club Foot tiene in pugno un pubblico oceanico. Lo fa cantare per tutto il concerto. Lo domina. E' il pubblico "orfano" degli Oasis che cerca nei Kasabian il conforto che gli Arcade Fire non gli potranno mai dare. Si cala leggermente solo quando canta Serge Pizzorno ma per il resto è straordinario Pure British Empire: "Come On Glastonbury!" (9). Alle 23 tocca a quei 4 ragazzi di Sheffield che non essendo mai stati a Glasto decidono di andarci direttamente come headliner del Pyramid Stage. Un avvenimento ovviamente senza precedenti. Gli Arctic Monkeys, come sempre, se la giocano a modo loro. Si stringono al centro di quel palco enorme ed iniziano a suonare esattamente come fossero in un club. Matt Helders è la solita furia incontenibile. A View From The Afternoon e Brianstorm e penso: "è fatta, hanno vinto". I ragazzi sviluppano un concerto tecnicamente ineccepibile, di incredibile professionalità. Ma è un freddo cane. Sono 12 ore che il pubblico è esposto a fango, fatica, pioggia e musica. E' stremato. Ha bisogno di essere scaldato e condotto. Questi sono i momenti in cui un frontman che si sporge oltre le casse spia fa la differenza. Gli Arctics coerentemente sono costretti a concentrarsi su ciò che sono: musica. Alex Turner ce la mette tutta. Pensa a cantare e intelligentemente non interpreta ruoli che non sono suoi. Parla con il pubblico. Nessun "Come On Glasto!". Gli si rivolge invece con continui "Ladies and Gentlemen..." cercando un'intimità che riescirà però a trovare solo in parte. Non fraintendetemi, il concerto è bellissimo. Sono esattamente gli Arctic Monkeys. Ma il tipo di intima intensità trasmessa è certamente più percepibile dai milioni di telespettatori che li stanno seguendo in diretta sulla BBC piuttosto che dai più di 100.000 infreddoliti sotto il palco. I Bet You Look Good On The Dancefloor è da paura e con Murdy Bum cantano tutti. Ma nel lungo set (21 brani) che comprende la quasi totalità dei due album si intuisce come tali livelli di coinvolgimento non siano possibili con molti dei pezzi di "Favourite Worst Nightmare". Per la b-side Temptation.. arriva Dizzee Rascal, un momento topico che si trasforma in beffa. Lo sentono solo in Tv, il microfono del rapper non è amplificato dal PA: lo vediamo solo agitarsi senza udirlo. Nel bis la cover di Diamonds Are Forever dedicata a Dame Shirley Bassey (al piano per l'occasione: James Ford): bravissimo Alex. Gran finale con 505 e A Certain Romance. Splendido ma, almeno per coloro che erano là, non il momento più al alto della loro carriera (8).
Ci spostiamo verso l'Other Stage e aspettando i Modest Mouse mi toccano quegli scalzacani dei The Cribs: orrendi, inutili e antipatici. Nessuno riuscirà a fare peggio di loro (3).
Voglio tentare di capire cosa troviate in questi Modest Mouse. Su disco non ci sono riuscito, ma sono certo che davanti a Johnny Marr tutto cambierà. Sono pronto. Sul blog mi sono sempre trattenuto, E' un mio problema, dai! Qui live lo supererò e finalmente mi sentirò bene. Iniziano. Mi sposto tutto verso Marr. Voglio tremare....
Prima della fine mi incammino. Nessuna emozione, solo tristezza nel vedere il dio "dell'arpeggio Smiths" fare il gregario in una band "cantautorale". Pesantemente retorici (5).
Arriviamo al Pyramid Stage. Sul palco: Gogol Bordello. Penso: "già per me son troppo folk i Modest..". Ci sono decine di migliaia di persone che ballano e saltano sotto la pioggia scrosciante. Coinvolgenti e perfetti per la situazione. Eugene è una forza della natura e l'intera band non è da meno (7). Esce un raggio di sole. Durerà poco. Quando sale sul palco Amy Winehouse piove così forte che non ci si vede. Concerto troppo disturbato dalle intemperie per a dare un giudizio obiettivo e soprattutto troppa gente che nella pioggia accorre da ovunque per vederla. Un caos. Leo la liquida con: "Michael Bublè al femminile". Credo sia esagerato però....(6). Ci dirigiamo verso il Dance Village e passiamo davanti all'Other Stage. Vengo rapito da una voce straordinaria che riconosco: Bright Eyes. Sul palco Conor Oberst oltre che dalla band è accompagnato da una sezione archi. Sono tutti rigorosamente vestiti di bianco. Bravissimi. Inaspettatamente emozionante. First Day Of My Life è il primo vero brivido lungo la schiena della giornata (7). Arriviamo al Dance Village, nel tendone East, per i !!!. Il sound è impressionante. Crescono, crescono, crescono. Braccia alzate al cielo, campanaccio a gogo. Nic Offer a petto nudo è scatenato: "Who's on drugs here?". Un incrocio impossibile tra l'eccesso di Freddy Mercury e l'attitudine di Iggy. Lì, in quel momento, funziona. Una bomba (8).
Super Furry Animals su Other Stage ed è davvero Hello Sunshine. C'è il sole del tramonto e loro con le maschere dei Power Rangers in testa. Splendidi. Un set "greatest hits", tra pop e sperimentazione. The Man Don't Give A Fuck (7).
The Coral ho sempre pensato sarebbero stati uno degli highlight del festival e che non li avrei persi a nessun costo. Un set concentrato sui primi due album e parecchi inediti dal prossimo che fanno intuire un ritorno eccezionale (forse il disco dell'anno deve ancora arrivare). Molti che dopo i SFA si stavano dirigendo verso i Bloc Party, sentendo Dreaming Of You, hanno deciso di tornare indietro. A Pass It On il parterre fangoso antistante l'Other Stage è strapieno. Probailmente i migliori musicisti inglesi della loro generazione. Semplicemente magnifici (9). Rufus Wainright non fa per me. Ho visto solo una parte del concerto e non esprimerò un giudizio. Ho colto però qualcosa che su disco non ero riuscito. So che verso la fine si è travestito e ha cantato con la sorella Martha. Interessante.
Avevo scommesso che nessuno sarebbe riuscito a fare meglio dei Kasabian. Ci sono andato vicino. Il sound è una bomba. Tom Meighan è carico, probabilmente in ogni senso, e calca il Pyramid Stage come fosse suo. Da Shoot the Runner a Club Foot tiene in pugno un pubblico oceanico. Lo fa cantare per tutto il concerto. Lo domina. E' il pubblico "orfano" degli Oasis che cerca nei Kasabian il conforto che gli Arcade Fire non gli potranno mai dare. Si cala leggermente solo quando canta Serge Pizzorno ma per il resto è straordinario Pure British Empire: "Come On Glastonbury!" (9). Alle 23 tocca a quei 4 ragazzi di Sheffield che non essendo mai stati a Glasto decidono di andarci direttamente come headliner del Pyramid Stage. Un avvenimento ovviamente senza precedenti. Gli Arctic Monkeys, come sempre, se la giocano a modo loro. Si stringono al centro di quel palco enorme ed iniziano a suonare esattamente come fossero in un club. Matt Helders è la solita furia incontenibile. A View From The Afternoon e Brianstorm e penso: "è fatta, hanno vinto". I ragazzi sviluppano un concerto tecnicamente ineccepibile, di incredibile professionalità. Ma è un freddo cane. Sono 12 ore che il pubblico è esposto a fango, fatica, pioggia e musica. E' stremato. Ha bisogno di essere scaldato e condotto. Questi sono i momenti in cui un frontman che si sporge oltre le casse spia fa la differenza. Gli Arctics coerentemente sono costretti a concentrarsi su ciò che sono: musica. Alex Turner ce la mette tutta. Pensa a cantare e intelligentemente non interpreta ruoli che non sono suoi. Parla con il pubblico. Nessun "Come On Glasto!". Gli si rivolge invece con continui "Ladies and Gentlemen..." cercando un'intimità che riescirà però a trovare solo in parte. Non fraintendetemi, il concerto è bellissimo. Sono esattamente gli Arctic Monkeys. Ma il tipo di intima intensità trasmessa è certamente più percepibile dai milioni di telespettatori che li stanno seguendo in diretta sulla BBC piuttosto che dai più di 100.000 infreddoliti sotto il palco. I Bet You Look Good On The Dancefloor è da paura e con Murdy Bum cantano tutti. Ma nel lungo set (21 brani) che comprende la quasi totalità dei due album si intuisce come tali livelli di coinvolgimento non siano possibili con molti dei pezzi di "Favourite Worst Nightmare". Per la b-side Temptation.. arriva Dizzee Rascal, un momento topico che si trasforma in beffa. Lo sentono solo in Tv, il microfono del rapper non è amplificato dal PA: lo vediamo solo agitarsi senza udirlo. Nel bis la cover di Diamonds Are Forever dedicata a Dame Shirley Bassey (al piano per l'occasione: James Ford): bravissimo Alex. Gran finale con 505 e A Certain Romance. Splendido ma, almeno per coloro che erano là, non il momento più al alto della loro carriera (8).
28 giugno 2007
Take it easy. It's Glasto!
Quella che vedete qui a fianco è la mappa del Glastonbury Festival.
E' molto difficile potervi rendere le dimensioni (300 ettari). Per tentare di darvi un'idea, considerate che l'area azzurra che trovate dove c'è scritto Pyramid Stage è una zona in grado di ospitare da sola oltre 200.000 persone.
Dal Pyramid Stage all'Other Stage c'è circa 1 Km (la distanza minima che si deve percorrere tra un'attrazione e l'altra) e in quelle condizioni di terreno e calca è giusto mettere in preventivo circa 1 ora per tale spostamento.
Con un programma giornaliero come quello riportato qui sotto (sono solo le 2 principali di ben 5 pagine di programmazione) il neofita di Glastonbury viene colto dal panico. E' inevitabile "perdere" la maggior parte di ciò che sta accadendo. E stiamo parlando solo della musica, senza considerare teatro, cabaret, cinema e attrazioni varie.
Già alla seconda giornata si inizia ad imparare: "Take it easy. It's Glasto!"
Cliccate sulle immagini per ingrandirle
E' molto difficile potervi rendere le dimensioni (300 ettari). Per tentare di darvi un'idea, considerate che l'area azzurra che trovate dove c'è scritto Pyramid Stage è una zona in grado di ospitare da sola oltre 200.000 persone.
Dal Pyramid Stage all'Other Stage c'è circa 1 Km (la distanza minima che si deve percorrere tra un'attrazione e l'altra) e in quelle condizioni di terreno e calca è giusto mettere in preventivo circa 1 ora per tale spostamento.
Con un programma giornaliero come quello riportato qui sotto (sono solo le 2 principali di ben 5 pagine di programmazione) il neofita di Glastonbury viene colto dal panico. E' inevitabile "perdere" la maggior parte di ciò che sta accadendo. E stiamo parlando solo della musica, senza considerare teatro, cabaret, cinema e attrazioni varie.
Già alla seconda giornata si inizia ad imparare: "Take it easy. It's Glasto!"
Cliccate sulle immagini per ingrandirle
27 giugno 2007
26 giugno 2007
Mud and Glory
Sapevo che Glastonbury, alla stregua di Wimbledon e Ascot, è una delle manifestazioni più sincere ed inimitabili dell'inglesità, ma non credo sarò mai in grado di tradurvi ciò che ho visto e provato.
Non conta molto che Glastonbury sia il più longevo e grande festival musicale esistente, ciò che si avverte da subito è che Glastonbury è: il Festival.
Un mondo parallelo in cui per tre giorni (nessuno probabilmente potrebbe resisterne quattro) 177.500 persone scelgono e pretendono di dare vita ad un sogno delirante.
Sì, le droghe aiutano e pure le scatole da 24 lattine di birra trasportate ovunque in braccio come si trattasse di un figlio. Ma non è solo questo. Questo accade più o meno dappertutto, lo sapete.
A Glastonbury diversa è l'attitudine che chiunque valichi quel cancello decide di interpretare. E' quel "take it easy, it's Glasto" che si sente ripetere in continuazione, ovunque ci si giri.
Troppo freak per voi? No, state tranquilli, lo sarebbe certamente anche per me.
Basta vedere la programmazione di quei 9 palchi e dell'infinità di tendoni per capire che Glastonbury non è nostalgia ma un contenitore in evoluzione: capiente sia della contemporaneità che della tradizione.
In una vallata immersa nel fango, nel disagio, nella fatica, un popolo di mavericks, di eccentrici, sceglie di lottare e giocare con i propri colori, il proprio estro e la propria malinconica ironia una partita che sa già di perdere. Contro il tempo, la natura ostile, la realtà.
C'è del tribale. C'è dell'infantile. C'è del punk. C'è pure qualcosa di Churchlliano.
Questo è Glastonbury!
E la musica? La musica arriverà nei prossimi post, non temete.
Intanto le prime foto.
Non conta molto che Glastonbury sia il più longevo e grande festival musicale esistente, ciò che si avverte da subito è che Glastonbury è: il Festival.
Un mondo parallelo in cui per tre giorni (nessuno probabilmente potrebbe resisterne quattro) 177.500 persone scelgono e pretendono di dare vita ad un sogno delirante.
Sì, le droghe aiutano e pure le scatole da 24 lattine di birra trasportate ovunque in braccio come si trattasse di un figlio. Ma non è solo questo. Questo accade più o meno dappertutto, lo sapete.
A Glastonbury diversa è l'attitudine che chiunque valichi quel cancello decide di interpretare. E' quel "take it easy, it's Glasto" che si sente ripetere in continuazione, ovunque ci si giri.
Troppo freak per voi? No, state tranquilli, lo sarebbe certamente anche per me.
Basta vedere la programmazione di quei 9 palchi e dell'infinità di tendoni per capire che Glastonbury non è nostalgia ma un contenitore in evoluzione: capiente sia della contemporaneità che della tradizione.
In una vallata immersa nel fango, nel disagio, nella fatica, un popolo di mavericks, di eccentrici, sceglie di lottare e giocare con i propri colori, il proprio estro e la propria malinconica ironia una partita che sa già di perdere. Contro il tempo, la natura ostile, la realtà.
C'è del tribale. C'è dell'infantile. C'è del punk. C'è pure qualcosa di Churchlliano.
Questo è Glastonbury!
E la musica? La musica arriverà nei prossimi post, non temete.
Intanto le prime foto.
21 giugno 2007
Sono a Glastonbury!
Se desiderate dare un'occhiata a cosa sta accadendo vi consiglio la pagina dedicata da NME o BBC Radio per ascoltare qualcosa.
20 giugno 2007
Simian Mobile Disco - Attack Decay Sustain...
James Ford è produttore di grido al momento (Arctic Monkeys, Klaxons) capace di tirar fuori il meglio dagli artisti dietro le cui console viene seduto.
Come spesso accade però la capacità di sviluppare o far risaltare le idee altrui non corrisponde al saperlo fare con le proprie.
"Attack, Sustain, Decay, Release" è solo un altro album di dance music. Nulla più.
Il suono è meno furbesco che nel disco dei Justice ma di contro ai Simian Mobile Disco sembra mancare la logica di insieme del progetto.
Più che ad una scaletta (molto importante trattandosi di dance) si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad una raccolta di eps.
Simian Mobile Disco sperimentano con alterno successo un po' tutta la dance degli ultimi 15/20 anni. Da l'hip-house di I Got This Down e It's The Beat (un furto Technotronic), all'acid-house dell'ottima Tits & Acid. Dall'eccellente electro di Hustler alla disco anthem I Believe.
Nel finale purtroppo c'è spazio pure per la trance, con risultati assai deludenti.
Molto della roba presente in questo disco sarà in grado di far saltare Ibiza quest'estate. Vorremmo esserci anche noi quando la passano. Ma negli stereo delle nostre case o dalle nostre cuffiette davvero ha un senso esaltarsi allo stesso modo?
Vi consiglio di farlo per i Von Sudenfed.
6/10
myspace/simianmobiledisco
Come spesso accade però la capacità di sviluppare o far risaltare le idee altrui non corrisponde al saperlo fare con le proprie.
"Attack, Sustain, Decay, Release" è solo un altro album di dance music. Nulla più.
Il suono è meno furbesco che nel disco dei Justice ma di contro ai Simian Mobile Disco sembra mancare la logica di insieme del progetto.
Più che ad una scaletta (molto importante trattandosi di dance) si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad una raccolta di eps.
Simian Mobile Disco sperimentano con alterno successo un po' tutta la dance degli ultimi 15/20 anni. Da l'hip-house di I Got This Down e It's The Beat (un furto Technotronic), all'acid-house dell'ottima Tits & Acid. Dall'eccellente electro di Hustler alla disco anthem I Believe.
Nel finale purtroppo c'è spazio pure per la trance, con risultati assai deludenti.
Molto della roba presente in questo disco sarà in grado di far saltare Ibiza quest'estate. Vorremmo esserci anche noi quando la passano. Ma negli stereo delle nostre case o dalle nostre cuffiette davvero ha un senso esaltarsi allo stesso modo?
Vi consiglio di farlo per i Von Sudenfed.
6/10
myspace/simianmobiledisco
19 giugno 2007
Vedrò i "Libertines" nel fango
Sono ormai 15 giorni che su Glastonbury piove ininterrottamente e le previsioni metereologiche per il week end sono drammatiche.
Mi attende, come amano definirlo gli Inglesi in un misto di ironia e rassegnazione, il più classico Mudbath.
In queste condizioni la notizia della reunion tra Carl e Pete, annunciata per sabato sull'acoustic stage, non può essere definita "un fulmine a ciel sereno". Ma è comunque un' entusiasmante consolazione.
Mi attende, come amano definirlo gli Inglesi in un misto di ironia e rassegnazione, il più classico Mudbath.
In queste condizioni la notizia della reunion tra Carl e Pete, annunciata per sabato sull'acoustic stage, non può essere definita "un fulmine a ciel sereno". Ma è comunque un' entusiasmante consolazione.
18 giugno 2007
Justice - Cross
Una copertina che meriterebbe i Trouble e un Xavier De Rosnay con baffi e croce al collo come si trattasse di Tony Iommi.
Sono anche designer i due Dj francesi (l'altro si chiama Gaspard Augè) e hanno scelto di giocare con l'iconografia Metal.
Fa così figo tra coloro che il Metal non lo hanno mai ascoltato.
Inutile ricamarci intorno. I Justice vogliono essere i nuovi Daft Punk. Il loro suono è esattamente quello.
Solo due differenze: un singolo insopportabile che si chiama D.A.N.C.E., che con quei coretti alla Jackson 5 andrebbe correttamente ribattezzato Baby Dance, e la mancanza di spessore e techno-aggressività che rendevano Daft Punk di "Homework" emozionanti oltre che stimolanti.
"Cross" è un disco con episodi efficacissimi per qualunque dancefloor. Un loro live set potrebbe rivelarsi momento imperdibile a qualsiasi festival.
Scaricatelo. Genesis, Waters Of Nazareth, One Minute To Midnight pompano da paura. Saprete come far partire la festa e sarete preparati su cosa "tira" al momento.
Non attendetevi altro però. A differenza di Von Sudenfed questa è solo dance music.
6/10
intero album su myspace
Sono anche designer i due Dj francesi (l'altro si chiama Gaspard Augè) e hanno scelto di giocare con l'iconografia Metal.
Fa così figo tra coloro che il Metal non lo hanno mai ascoltato.
Inutile ricamarci intorno. I Justice vogliono essere i nuovi Daft Punk. Il loro suono è esattamente quello.
Solo due differenze: un singolo insopportabile che si chiama D.A.N.C.E., che con quei coretti alla Jackson 5 andrebbe correttamente ribattezzato Baby Dance, e la mancanza di spessore e techno-aggressività che rendevano Daft Punk di "Homework" emozionanti oltre che stimolanti.
"Cross" è un disco con episodi efficacissimi per qualunque dancefloor. Un loro live set potrebbe rivelarsi momento imperdibile a qualsiasi festival.
Scaricatelo. Genesis, Waters Of Nazareth, One Minute To Midnight pompano da paura. Saprete come far partire la festa e sarete preparati su cosa "tira" al momento.
Non attendetevi altro però. A differenza di Von Sudenfed questa è solo dance music.
6/10
intero album su myspace
17 giugno 2007
Blur - Modern Life Is Rubbish (1993)
La risposta inglese all'invasione Grunge.
L' album che definisce il suono Blur: quel "la, la, la, la, la" che li distinguerà sempre dallo "yeah, yeah, yeah" dei Gallagher.
"Modern Life Is Rubbish", abbracciando e descrivendo con gusto ed ironia il momento buio della Gran Bretagna di quegli anni, anticipa e segna la rinascita che di lì a pochissimo ne seguirà.
Cadranno i Tories, arriverà Tony Blair, l'economia comincerà a tirare e sarà Cool Britannia: Britpop, Trainspotting, Damien Hirst, moda...
Pur comprendendo quindi il valore storico di questo disco e riconoscendo la grandezza di brani come For Tomorrow non condivido la scelta di inserirlo nella Hall Of Fame.
Avrei messo senza esitazione il successivo "Parklife".
L' album che definisce il suono Blur: quel "la, la, la, la, la" che li distinguerà sempre dallo "yeah, yeah, yeah" dei Gallagher.
"Modern Life Is Rubbish", abbracciando e descrivendo con gusto ed ironia il momento buio della Gran Bretagna di quegli anni, anticipa e segna la rinascita che di lì a pochissimo ne seguirà.
Cadranno i Tories, arriverà Tony Blair, l'economia comincerà a tirare e sarà Cool Britannia: Britpop, Trainspotting, Damien Hirst, moda...
Pur comprendendo quindi il valore storico di questo disco e riconoscendo la grandezza di brani come For Tomorrow non condivido la scelta di inserirlo nella Hall Of Fame.
Avrei messo senza esitazione il successivo "Parklife".
15 giugno 2007
Heineken cancellato!
Non me ne frega nulla che i miei gusti musicali non combaciassero molto con la line-up dell'Heineken Jamming Festival.
Mi dispiace moltissimo per ciò che è accaduto e per il sogno infranto di tutti quei ragazzi che erano là o ci stavano andando.
Mi dispiace moltissimo per ciò che è accaduto e per il sogno infranto di tutti quei ragazzi che erano là o ci stavano andando.
The White Stripes - Rag & Bone
ROCK 'N' ROLL di questo brano?
se cliccate su divShare la potete scaricare (ma che ve lo dico affare?)
se cliccate su divShare la potete scaricare (ma che ve lo dico affare?)
14 giugno 2007
Von Sudenfed - Tromatic Reflexxions
Qualcuno deve aver dato la possibilità a John Peel di mandare in onda dall'aldilà un'ultima puntata del suo show.
L'impossibile meraviglioso risultato si chiama Von Sudenfed.
Una "session" in cui i tedeschi Mouse On Mars costruiscono e destrutturano un delirante tappeto sonoro sintetico sul quale Mark E. Smith "canta", urla, parla come si trattasse dei suoi Fall.
Come in ogni trasmissione di John Peel non mancano momenti difficili, indigesti, roba che al primo ascolto si vorrebbe saltare. Ma è bastato insistere un po' per scoprire il disco che avrei voluto da LCD Soundsystem.
Non dance rassicurante ma elettronica violenta tra folli accelerazioni: distorsioni, suoni industriali, sperimentazioni, innesti, ritmi scassati, ronzii, voce stonata.
Era dai Leftfield con John Lydon che non sentivo nulla di simile.
Si parte a bomba con Fledermaus Can't Get It. Si gioca con la "northern soul" in Rhinohead. Techno acida in Flooded con Mark E. Smith che monta in console e predica che stasera il Dj sarà lui e non Sven Vath. Serious Brainskin è puro Aphex Twin con le urla di un vecchio punk. Di Speech Contamination/German Fear Of Ostereich vi basterà il titolo.
Un disco di grande elettronica. Di quelli che se ballate: bene; se no è lo stesso, meglio.
Un disco che è il piacere dell'incongruenza.
7/10
myspace/vonsudenfed
vi consiglio anche questa recensione
L'impossibile meraviglioso risultato si chiama Von Sudenfed.
Una "session" in cui i tedeschi Mouse On Mars costruiscono e destrutturano un delirante tappeto sonoro sintetico sul quale Mark E. Smith "canta", urla, parla come si trattasse dei suoi Fall.
Come in ogni trasmissione di John Peel non mancano momenti difficili, indigesti, roba che al primo ascolto si vorrebbe saltare. Ma è bastato insistere un po' per scoprire il disco che avrei voluto da LCD Soundsystem.
Non dance rassicurante ma elettronica violenta tra folli accelerazioni: distorsioni, suoni industriali, sperimentazioni, innesti, ritmi scassati, ronzii, voce stonata.
Era dai Leftfield con John Lydon che non sentivo nulla di simile.
Si parte a bomba con Fledermaus Can't Get It. Si gioca con la "northern soul" in Rhinohead. Techno acida in Flooded con Mark E. Smith che monta in console e predica che stasera il Dj sarà lui e non Sven Vath. Serious Brainskin è puro Aphex Twin con le urla di un vecchio punk. Di Speech Contamination/German Fear Of Ostereich vi basterà il titolo.
Un disco di grande elettronica. Di quelli che se ballate: bene; se no è lo stesso, meglio.
Un disco che è il piacere dell'incongruenza.
7/10
myspace/vonsudenfed
vi consiglio anche questa recensione
13 giugno 2007
Queens Of The Stone Age - Era Vulgaris
Se, come sarebbe giusto, gli album si potessero giudicare dalle loro copertine non ci sarebbe stato molto tempo da perdere.
Invece, affezionato a "Rated R" e "Songs For The Deaf", ho voluto ascoltare e riascoltare prima di rassegnarmi al fatto che la dipartita del nudista (ancor più che bassista) Nick Olivieri avesse segnato la fine della rilevanza di questa band.
I QOTSA adesso sono fondamentalmente il gruppo di Josh Homme. Nulla importa quanto il contributo di Nick potesse essere limitato. La sua faccia e quella di Josh assieme davano l'idea dell'unione ad una band da sempre troppo aperta alle collaborazioni esterne.
I QOTSA ora sono il side project di se stessi.
Alla stregua di Eagles Of Death Metal, Desert Sessions o delle infinite collaborazioni che l'iperattivo Homme ha perennemente in testa. Sono luogo in cui si scorgono episodi efficaci (Misfit Love, 3's & 7's) tra le troppe composizioni più abbozzate che compiute.
Se "Era Vulgaris" è leggermente meglio di "Lullabies To Paralyze" è soprattutto grazie alla bellissma Make It Wit Chu.
Peccato solo fosse già edita. Guarda caso nel progetto Desert Sessions del 2003.
5/10
intero album qui
Invece, affezionato a "Rated R" e "Songs For The Deaf", ho voluto ascoltare e riascoltare prima di rassegnarmi al fatto che la dipartita del nudista (ancor più che bassista) Nick Olivieri avesse segnato la fine della rilevanza di questa band.
I QOTSA adesso sono fondamentalmente il gruppo di Josh Homme. Nulla importa quanto il contributo di Nick potesse essere limitato. La sua faccia e quella di Josh assieme davano l'idea dell'unione ad una band da sempre troppo aperta alle collaborazioni esterne.
I QOTSA ora sono il side project di se stessi.
Alla stregua di Eagles Of Death Metal, Desert Sessions o delle infinite collaborazioni che l'iperattivo Homme ha perennemente in testa. Sono luogo in cui si scorgono episodi efficaci (Misfit Love, 3's & 7's) tra le troppe composizioni più abbozzate che compiute.
Se "Era Vulgaris" è leggermente meglio di "Lullabies To Paralyze" è soprattutto grazie alla bellissma Make It Wit Chu.
Peccato solo fosse già edita. Guarda caso nel progetto Desert Sessions del 2003.
5/10
intero album qui
12 giugno 2007
The Chemical Brothers - We Are The Night
Avete inciso 3 dischi che entreranno nella storia. Alcuni vostri brani sono già dei classici. Siete riusciti a farvi amare anche da coloro che: se non ci sono chitarre non è musica. Avete dimostrato che si può essere considerati ed osannati come Rockstar anche stando a spingere bottoni. Avete avuto al vostro fianco Beth Orton, Tim Burgess, Richard Ashcroft..... Avete duettato con Noel Gallagher nel momento in cui chiunque avrebbe voluto.
Perchè ora non lasciate perdere? Perchè vi ostinate?
Prima provate con Kele Okereke dei Bloc Party e ora addirittura con i Klaxons.
Perchè? Cosa credete vi possano dare se siete voi a non avere più lo straccio di un'idea?
Cercate di cavalcare lo "zeitgeist" che non c'è o sperate solo di fare un po' di cassa? E' un'altra la cassa che eravate maestri a far vibrare.
In "We Are The Night" non vibra proprio niente e The Salmon Dance con Fatlip è uno scherzo che preferirei non aver mai dovuto sentire.
Un disco senza alcuna ispirazione, solo noia con un po' di maniera.
Peggio di una reunion visto che i Chemicals non hanno ancora avuto il coraggio di provare a lasciar stare.
3/10
myspace/thechemicalbrothers
Perchè ora non lasciate perdere? Perchè vi ostinate?
Prima provate con Kele Okereke dei Bloc Party e ora addirittura con i Klaxons.
Perchè? Cosa credete vi possano dare se siete voi a non avere più lo straccio di un'idea?
Cercate di cavalcare lo "zeitgeist" che non c'è o sperate solo di fare un po' di cassa? E' un'altra la cassa che eravate maestri a far vibrare.
In "We Are The Night" non vibra proprio niente e The Salmon Dance con Fatlip è uno scherzo che preferirei non aver mai dovuto sentire.
Un disco senza alcuna ispirazione, solo noia con un po' di maniera.
Peggio di una reunion visto che i Chemicals non hanno ancora avuto il coraggio di provare a lasciar stare.
3/10
myspace/thechemicalbrothers
11 giugno 2007
Editors - An End Has A Start
Aver riascoltato i Joy Division non aiuterà certo ad essere indulgenti nei confronti della risposta inglese agli Interpol.
Del loro disco di debutto (800.000 copie vendute) mi era piaciuta Sparks ma avevo trovato il resto poco coinvolgente e un po' forzato.
Con questo "An End Has A Start" gli Editors hanno però deciso di cambiare prospettiva. Molto meno Joy Division e molto più Snow Patrol (stesso produttore in quel Jacknife Lee che vi ha pure "rovinato" gli ultimi Bloc Party).
Essere i nuovi Coldplay è ciò che si sono messi in mente.
Le chitarre le fanno suonare uguali a "X & Y" mentre "l''intensità" che vorrebbero raggiungere è quella di "A Rush Of Blood To The Head".
Saranno pure tristissime le persone che fumano nelle sale d'attesa degli ospedali (Smokers Outside The Hospital Doors) ma è tutto troppo telefonato e alla terza canzone di farsi raccontare del peso del mondo (The Weight Of The World) dalla voce profonda di Tom Smith si sarebbe già appagati.
Purtroppo invece rimangono altri 7 brani molto meno riusciti che trasformano il disco in una nenia già sentita.
5/10
myspace/editors
Del loro disco di debutto (800.000 copie vendute) mi era piaciuta Sparks ma avevo trovato il resto poco coinvolgente e un po' forzato.
Con questo "An End Has A Start" gli Editors hanno però deciso di cambiare prospettiva. Molto meno Joy Division e molto più Snow Patrol (stesso produttore in quel Jacknife Lee che vi ha pure "rovinato" gli ultimi Bloc Party).
Essere i nuovi Coldplay è ciò che si sono messi in mente.
Le chitarre le fanno suonare uguali a "X & Y" mentre "l''intensità" che vorrebbero raggiungere è quella di "A Rush Of Blood To The Head".
Saranno pure tristissime le persone che fumano nelle sale d'attesa degli ospedali (Smokers Outside The Hospital Doors) ma è tutto troppo telefonato e alla terza canzone di farsi raccontare del peso del mondo (The Weight Of The World) dalla voce profonda di Tom Smith si sarebbe già appagati.
Purtroppo invece rimangono altri 7 brani molto meno riusciti che trasformano il disco in una nenia già sentita.
5/10
myspace/editors
9 giugno 2007
Joy Division - Closer (1980)
Se i Joy Division sono il simbolo della New Wave, "Closer" è il manifesto assoluto di ciò che sarà il Dark.
Drammaticamente più sofferto e adulto del magnifico "Unknown Pleasures", "Closer" è il salto nell'abisso della depressione e della morte che Ian Curtis troverà ancor prima della sua uscita.
Poeticamente intenso e musicalmente raggelante come a nessun'altro sarebbe mai più riuscito.
Dall' Apocalypse Now di percussioni tribali che è Atrocity Exhibition alle funeree The Eternal e Decades.
Heart And Soul anticipa per certi versi pure le future evoluzioni della Techno, ma questo è altro discorso.
Più di un classico. Un monumento.
Drammaticamente più sofferto e adulto del magnifico "Unknown Pleasures", "Closer" è il salto nell'abisso della depressione e della morte che Ian Curtis troverà ancor prima della sua uscita.
Poeticamente intenso e musicalmente raggelante come a nessun'altro sarebbe mai più riuscito.
Dall' Apocalypse Now di percussioni tribali che è Atrocity Exhibition alle funeree The Eternal e Decades.
Heart And Soul anticipa per certi versi pure le future evoluzioni della Techno, ma questo è altro discorso.
Più di un classico. Un monumento.
8 giugno 2007
The Twang - Love It When I Feel Like This
E questi dovrebbero essere i nuovi Oasis o i nuovi Happy Mondays?
Questi al massimo saranno quello che sono stati i Flowered Up (chi? Si esatto!).
Chitarre tra Johnny Marr (Push The Ghosts) e The Edge (Wide Awake), qualche arrangiamento manchesteriano e un cantato/parlato che difficilmente potrà suscitare un qualsiasi interesse fuori dai pubs della loro Birmingham.
Niente a che a fare con la contemporaneità descrittiva di cui è stato capace il loro concittadino The Streets, oggi disposto a remixare l'unico brano pregevole di questo album: Either Way.
Non basta essere ostentatamente drogati, ubriachi e rissosi per essere Shaun Ryder.
Solo degli hooligans senza groove.
4/10
myspace/thetwang
Questi al massimo saranno quello che sono stati i Flowered Up (chi? Si esatto!).
Chitarre tra Johnny Marr (Push The Ghosts) e The Edge (Wide Awake), qualche arrangiamento manchesteriano e un cantato/parlato che difficilmente potrà suscitare un qualsiasi interesse fuori dai pubs della loro Birmingham.
Niente a che a fare con la contemporaneità descrittiva di cui è stato capace il loro concittadino The Streets, oggi disposto a remixare l'unico brano pregevole di questo album: Either Way.
Non basta essere ostentatamente drogati, ubriachi e rissosi per essere Shaun Ryder.
Solo degli hooligans senza groove.
4/10
myspace/thetwang
7 giugno 2007
Dinosaur Jr. - Beyond
Conosco l'importanza del loro suono e l'indiscutibile valore chitarristico di J. Mascis ma nella seconda metà degli anni '80, quando i Dinosaur Jr. pubblicarono i loro storici album, le mie orecchie erano distratte da altri tipi di rumorosità.
Questo mi ha permesso di ascoltare "Beyond" con un certo distacco emotivo nei confronti dei classici come "Bug" o "You're Living All Over Me".
Il risultato è che nella reunion oltre alla perfetta riproduzione di un sound ho trovato pure dei pezzi.
Canzoni che (sottolineo è questione personale) mi coinvolgono e mi piacciono più degli "originali".
E' tutto leggermente più "mainstream" senza per questo incorrere nel pericolo Foo Fighters.
E' solo un "lo-fi radiofonico" (This Is All I Came To Do).
Un disco per chi ama la chitarra e dai campionatori alla fine non è mai capace di farsi realmente emozionare.
Per chi non resiste al riff pesante cadenzato (It's Me) e non teme di farsi portare via da infiniti assoli agonizzanti e strazianti (Pick Me Up).
Non si riesce a non pensare al miglior Neil Young elettrico mentre un Mascis molto meno nasale del solito porta le sue intonazioni in zona Eddie Vedder (We're Not Alone).
Forse c'è un po' troppa melodia per i fans originari del trio del Massachusets. Lo comprendo.
Per me "Beyond" è semplicemente uno dei sicuri candidati ai migliori dischi del 2007.
8/10
myspace/dinosaurjr
Questo mi ha permesso di ascoltare "Beyond" con un certo distacco emotivo nei confronti dei classici come "Bug" o "You're Living All Over Me".
Il risultato è che nella reunion oltre alla perfetta riproduzione di un sound ho trovato pure dei pezzi.
Canzoni che (sottolineo è questione personale) mi coinvolgono e mi piacciono più degli "originali".
E' tutto leggermente più "mainstream" senza per questo incorrere nel pericolo Foo Fighters.
E' solo un "lo-fi radiofonico" (This Is All I Came To Do).
Un disco per chi ama la chitarra e dai campionatori alla fine non è mai capace di farsi realmente emozionare.
Per chi non resiste al riff pesante cadenzato (It's Me) e non teme di farsi portare via da infiniti assoli agonizzanti e strazianti (Pick Me Up).
Non si riesce a non pensare al miglior Neil Young elettrico mentre un Mascis molto meno nasale del solito porta le sue intonazioni in zona Eddie Vedder (We're Not Alone).
Forse c'è un po' troppa melodia per i fans originari del trio del Massachusets. Lo comprendo.
Per me "Beyond" è semplicemente uno dei sicuri candidati ai migliori dischi del 2007.
8/10
myspace/dinosaurjr
6 giugno 2007
Casino Royale
Nonostante la mia anglofilia, sino a ieri sera non ero mai riuscito ad apprezzare 007.
Vedere "Casino Royale" è stata quindi un'esperienza "sconvolgente".
Ora James Bond ha la faccia da uomo, è realmente elegante, si ferisce e si sporca di sangue, non fa battutine insulse e alla domanda se il Vodka-Martini debba essere mescolato o shakerato risponde: "ma cosa vuole che me ne importi?"
Merito di Daniel Craig ma anche di una regia ed una sceneggiatura che hanno scelto di subire una rivoluzione.
Qualcuno pensa che Ian Fleming si stia rigirando nella tomba, altri che questo adattamento lo avrebbe realmente soddisfatto.
Io già attendo trepidante il prossimo. La Bond-girl sarà Amy Winehouse.......
Vedere "Casino Royale" è stata quindi un'esperienza "sconvolgente".
Ora James Bond ha la faccia da uomo, è realmente elegante, si ferisce e si sporca di sangue, non fa battutine insulse e alla domanda se il Vodka-Martini debba essere mescolato o shakerato risponde: "ma cosa vuole che me ne importi?"
Merito di Daniel Craig ma anche di una regia ed una sceneggiatura che hanno scelto di subire una rivoluzione.
Qualcuno pensa che Ian Fleming si stia rigirando nella tomba, altri che questo adattamento lo avrebbe realmente soddisfatto.
Io già attendo trepidante il prossimo. La Bond-girl sarà Amy Winehouse.......
5 giugno 2007
Il giovane Pete e Umberto Eco
1997. Un giovanissimo Pete Doherty è in coda per l'acquisto di "Be Here Now" e interrogato su cosa ne pensi degli Oasis risponde:
"I subscribe to the Umberto Eco view that Noel Gallagher's a poet and Liam's a town crier and I've always seen that as a perfect combination."
"I subscribe to the Umberto Eco view that Noel Gallagher's a poet and Liam's a town crier and I've always seen that as a perfect combination."
4 giugno 2007
Grindhouse - A Prova di Morte
Tanto per iniziare questo non è Grindhouse ma solo una sua porzione.
E' Death Proof di Tarantino in formato extended, senza i tagli (sicuramente necessari) della versione americana. Niente Planet Terror di Rodriguez, niente Rose McGowan con protesi-mitragliatrici e soprattutto niente finti trailers di Eli Roth, Rob Zombie e Edgar Right.
Una fregatura.
Mi auguro tanto che quando in dvd potrò vedere l'opera come originariamente concepita la mia opinione possa considerevolmente migliorare perchè Death Proof, da solo, non è altro che il primo vero b-movie di un Tarantino coraggiosamente intento a dimostrarsi capace di quel cinema scadente che dice di amare.
Quentin gigioneggia su se stesso. Pesca a piene mani in una collezione incredibile di autocitazioni provenienti dalla propria filmografia precedente.
Prende tutto ciò che era sempre stato quasi perfetto è lo tramuta in "trash" senza fascino.
I dialoghi sono tarantinianissimi sì, ma prolissi ed inefficaci. La trama è inesistente.
E' come se le magnifiche inquadrature dei piedi femminili diventassero quasi volgari. E' come se le danze di Uma Thurman diventassero sgraziate. E' come se le battute raffinate delle Iene e di Pulp Fiction fossero lasciate andare senza regole.
Il genio della regia di Kill Bill II che si abbandona ad insignificanti inquadrature fisse.
Grande Kurt Russell nel suo Stuntman Mike. Belli i botti in macchina. Belle alcune trovate che avrebbero meritato di essere sviluppate con il solito talento.
Tarantino per rendere omaggio a "Punto Zero" (Vanishing Point) ha fatto la sua versione di "Hazzard".
Speriamo di b-movies torni presto solo a parlarne.
6/10
E' Death Proof di Tarantino in formato extended, senza i tagli (sicuramente necessari) della versione americana. Niente Planet Terror di Rodriguez, niente Rose McGowan con protesi-mitragliatrici e soprattutto niente finti trailers di Eli Roth, Rob Zombie e Edgar Right.
Una fregatura.
Mi auguro tanto che quando in dvd potrò vedere l'opera come originariamente concepita la mia opinione possa considerevolmente migliorare perchè Death Proof, da solo, non è altro che il primo vero b-movie di un Tarantino coraggiosamente intento a dimostrarsi capace di quel cinema scadente che dice di amare.
Quentin gigioneggia su se stesso. Pesca a piene mani in una collezione incredibile di autocitazioni provenienti dalla propria filmografia precedente.
Prende tutto ciò che era sempre stato quasi perfetto è lo tramuta in "trash" senza fascino.
I dialoghi sono tarantinianissimi sì, ma prolissi ed inefficaci. La trama è inesistente.
E' come se le magnifiche inquadrature dei piedi femminili diventassero quasi volgari. E' come se le danze di Uma Thurman diventassero sgraziate. E' come se le battute raffinate delle Iene e di Pulp Fiction fossero lasciate andare senza regole.
Il genio della regia di Kill Bill II che si abbandona ad insignificanti inquadrature fisse.
Grande Kurt Russell nel suo Stuntman Mike. Belli i botti in macchina. Belle alcune trovate che avrebbero meritato di essere sviluppate con il solito talento.
Tarantino per rendere omaggio a "Punto Zero" (Vanishing Point) ha fatto la sua versione di "Hazzard".
Speriamo di b-movies torni presto solo a parlarne.
6/10
3 giugno 2007
Blondie - Parallel Lines (1978)
"Parallel Lines" è il disco che porta il "punk" sulle piste da ballo e lo confonde ai Bee Gees come se nulla fosse.
Lo ballavano i punk e a 30 anni di distanza lo ballano quelli che il punk neppure sanno che è esistito.
Potere di Heart Of Glass e di una collezione di singoli irresistibili che avrebbero influenzato tutti gli anni '80.
Senza Blondie non avremmo poi avuto gli Strokes o i Pulp, ma soprattutto senza Debbie Harry non sapremmo quale percorso sarebbe mai stato possibile per tutto il pop femminile.
E non parlo ovviamente solo di Beth Ditto, Breeders, Long Blondes, etc. ma mi riferisco a Madonna.
Lo ballavano i punk e a 30 anni di distanza lo ballano quelli che il punk neppure sanno che è esistito.
Potere di Heart Of Glass e di una collezione di singoli irresistibili che avrebbero influenzato tutti gli anni '80.
Senza Blondie non avremmo poi avuto gli Strokes o i Pulp, ma soprattutto senza Debbie Harry non sapremmo quale percorso sarebbe mai stato possibile per tutto il pop femminile.
E non parlo ovviamente solo di Beth Ditto, Breeders, Long Blondes, etc. ma mi riferisco a Madonna.
2 giugno 2007
The White Stripes a Later With Jools Holland
Stanotte a "Later With Jools Holland" ho visto gli White Stripes in uno stato di forma impressionante. Una bomba!
Guardate anche la nuova Effect And Cause, My Doorbell con Jools Holland al piano e l'intervista.
Guardate anche la nuova Effect And Cause, My Doorbell con Jools Holland al piano e l'intervista.
1 giugno 2007
Glastonbury 2007 Line-Up
Come ogni primo di giugno ecco la line-up ufficiale di Glastonbury.
La differenza è che tra 20 giorni a dover scegliere tra le circa 600 performances disponibili ci saremo pure io, Leo, Lele e Jordan.
Have a look....
La differenza è che tra 20 giorni a dover scegliere tra le circa 600 performances disponibili ci saremo pure io, Leo, Lele e Jordan.
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