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Fuori i bagarini hanno finalmente tra le mani dei biglietti in grado di fruttare qualcosa.
Dentro il Rolling Stone è pieno impaccato e l'atmosfera elettrica come nelle grandi occasioni (si, c'è scritto grandi occasioni).
Non è la data di un tour e non è neppure uno showcase per addetti ai lavori.
E' la prova generale degli Arctic Monkeys e son venute apposta anche le loro mamme a verificare.
Tra un mese uscirà il loro secondo disco.
Quelli che "presto sarà tutto finito anche se, in fondo, nulla è mai iniziato" sono rimasti
quasi tutti a casa ad ascoltarsi i Tv On The Radio.
Stasera al Rolling Stone ci sono i mocciosi innamorati dei quattro mocciosi. Quelli che sperano che "Whatever People...." sia ripetibile ma hanno paura. Quelli che li hanno visti acerbi ed entusiasmanti proprio qui meno di un anno fa. Sanno il rischio che corrono nell'esser tornati. Son venuti lo stesso.
Si inizia.
Due inediti. I ragazzi sono anticonformisti, si sa.
This House Is A Circus e
Teddy Picker. Il sound non li aiuta e i pezzi sono insoliti. Poco quadrati, sembra cerchino un groove particolare. Difficile comprenderne la ritmica ricercata.
Gli Arctic sono un gruppo di pancia.
Guardo Jacopo e penso: "Figliolo, se non partirà subito la botta sarà finita."
Detto. Fatto.
I Bet You Look Good On The Dancefloor e il Rolling Stone rischia di venire giù.
L'asso nella manica è stato calato. Inediti o no l'intensità ora non potrà più scendere. Non siamo venuti qui per curiosare. Stasera vogliamo una conferma.
Il locale sarà ai loro piedi per il resto del concerto.
Gli Arctic Monkeys, come gli Who o gli Stone Roses, sono una band dal batterista sempre in primo piano. Ma Matt Helders è stato sinora un Moon senza Entwistle, un Reni senza Mani.
Con l'arrivo del bassista Nick O'Malley la sezione ritmica più potente del momento è completata.
D Is For Dangerous, Fluorescent Adolescent, Do Me A Favour sono gli inediti che lo dimostrano. Tutto fila a perfezione.
When The Sun Goes Down, Ritz To The Rubble, ogni pezzo è un classico. Niente pause. Non credete ai maligni. La band è enormemente cresciuta tecnicamente. Una bomba.
Leave Before The Lights Come On, singolo non compreso nell'album, la cantano all'unisono 2000 persone (scusate, mocciosi).
Asciutti, britannici, non per questo insensibili alle vibrazioni che vengono dal parterre gli Arctic appaiono quasi emozionati. Certamente soddisfatti. Alex Turner lo dimostra senza patetici discorsetti.
Brianstorm è devastante. La loro Seven Nation Army.
Poi diritti fino alla fine:
Fake Tales Of San Francisco, Murdy Bum, A Certain Romance. Straordinari.
In macchina, qualche traccia di "Whatever People..." e su quelle note l'angelo al mio fianco si addormenta.
Almeno ancora per qualche giorno, papà potrà continuare a sperare gli Arctic Monkeys siano la prima grande band inglese della "tua" generazione.