Non una parola, le mani fisse aggrappate all'asta del microfono, il corpo perfettamente esile che ondula lentamente. Beth è identica alla sua immagine, la sua voce ancor più ferma, straziante, indescrivibilmente bella che su disco.
Nulla lascerebbe pensare che questo sia il "debutto del ritorno". Non una sbavatura, un'imprecisione, un'incertezza. Sul palco solo dei fuori classe, ripresi, nei loro dettagli, su tre schermi in bianco e nero che sono la scenografia.
La scaletta è indiscutibile e riedita, in modo lieve, il passato per l'essenzialità fredda e asciutta del loro presente.
Meno "decks" e più elettronica industriale per Geoff Barrow. Atmosfere da brivido nei mastodontici equilibrismi sonori dell'incredibile guitar-hero Adrian Utley, co-protagonista di Beth ed esorcista di ogni pericolo "coffee-table music".
Applausi a scena aperta per i pezzi degli anni '90, tripudio per Roads. Nessun classico viene tralasciato ma è "Third" a dare l'impronta indelebile al concerto: Silence, Magic Doors, Machine Gun.
Non sembra siano passati 10 anni. Sono stati solo 10 anni in cui non è successo niente.
We Carry On, come il suono di quelle pale "Apocalypse Now" che non si fermano mai.
Silence
Hunter
Mysterons
The Rip
Glory Box
Numb
Magic Door
Wandering Star
Machine Gun
Over
Sour Times
Only You
Nylon Smile
Cowboys
Threads
Roads
We Carry On
Se questo è l'effetto, nella prima data del tour, dopo 10 anni di pausa, in un capannone dal palco ad altezza incivile per chiunque non superi i 170 cm di statura, non oso immaginare cosa possano essere in un altro luogo.
Mi sa che c'è di nuovo qualcosa per cui pensare di prendere un aereo.