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Gli organizzatori avevano gli headliners in mano. Nessuno avrebbe fiatato, lo dimostra la reazione del pubblico durante l'intera performance.
I
Kasabian erano gli unici che potevano reggere quella situazione. Bastava spostarli alle 22, dargli il light show che meritavano e il volume di competenza (purtroppo invece il peggiore dell'intera giornata). Loro avrebbero messo il resto: Tom Meighan è il miglior frontman su piazza al momento. Noi avremmo cantato la nostra tristezza con gli unici figliocci degli Oasis.
Invece ci siamo dovuti accontentare di un'eccellente esibizione penalizzata da un pessimo suono (ma qui forse la colpa è del soundman dei Kasabian).
Fire, Take Aim, Doberman, Processed Beats svettano
comunque. Kasabian, Kasabian... e tanta voglia di tornare a casa.
I
Kooks si sentono da Dio, suonano alla grande, si impegnano, Luke Pritchard stracanta, ma braccia al cielo non se ne vedono. Stiamo tutti lì a guardare chiedendoci perchè.
I
Deep Purple sono stati il mio primo grande amore. "Made in Japan", come accade con i primi, è forse il disco che ho più ascoltato nella vita. Quando circa 25 anni fa li vidi in formazione Mark 2 all'Arena di Verona impazzii. Ma i Deep Purple senza Ritche Blackmore no. Mi ero ripromesso che non sarebbe mai potuto accadere che vedessi un tale scempio. Come dire: Jimi Hendrix Experience senza Jimi. Roba buona per Medved. Ho sentito
Highway Star e sono fuggito.
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