Frastuono ipnotico con momenti di volume meravigliosamente assordante. Fasci di luci bianche che illuminano sagome nere.
Robert Turner "the poser" (basso ma anche chitarra), Peter Hayes (chitarra ma anche basso) granitici, travolgenti; voci perfette, confondibili e intercambiabili come i loro strumenti.
Cosa sarebbe mai stato questo concerto se solo Nick Jago non si fosse perso? Se fosse riuscito a sostenere. Se solo avesse avuto la forza di picchiare le pelli e di far sentire quei piatti.
Penso avremmo gradito ancor meno la parte acustica emersa dalla sua assenza e non ci saremmo neppure sorbiti una cover di Bob Dylan.
Forse la splendida Promise, con Robert al piano e Pete al trombone, sarebbe risultata più compatta, 666 Conducer non sarebbe stata così lenta e Whatever Happened To My Rock'n'Roll sarebbe venuta meglio.
Tutto sarebbe durato meno delle eccessive due ore abbondanti. E magari i lunghi tunnel di assoli psichedelici (American X) non sarebbero funzionati, privi del tintinnio lousy di quei piatti.
Forse il sound sarebbe risultato più "Baby 81" e meno "Take Them On, On Your Own". Fondamentalmente, oltre alla botta avremmo avuto anche il tiro.
Eppure non so: più ci penso e più mi è piaciuto lo stesso. Così.
qualche foto
15 commenti:
gran chiusura di post, bellalì!
:)
Band che non si discute!
Beato te!
Belle le foto.
Qual'era la cover di Dylan?
Era la canzone cantata da Robert in acustico, prima di "Fault Line" di Peter.
Si chiama "The Lonesome Death Of Hattie Carroll"
Mmm... hanno fatto lo stesso numero a Londra... o Nick Jago si perde sempre, o comincio a sospettare che sia una scusa per far sorbire tutta la parte acustica a inizio set...
cru7do: ;) Pensavo ci fossi anche tu.
bluto: su disco :)
reboman: thanks! Alla prossima.
doctongonzo83: confermo.
valido: Nick Jago è noto per perdersi in ogni senso (nel 2001, agli NME Awards, salì sul palco per ritirare la statuetta e stette immobile per 9 minuti senza fiatare). D'altra parte l'acido non sarebbe la droga più indicata per i batteristi.
Luca questa cosa dei live l'hanno detta in molti, ed in effetti vedendoli in tivù un paio di volte hanno proprio dato l'impressione di smarronare i coglioni in maniera incredibile.
L'imperfection è fondamentale per la riuscita di un concerto. Belle le foto.
bluto: diciamo che live sono un po' altalenanti.
vivated: grazie. Parole sante.
Li andrò a vedere live qui a Dublino il 13 dicembre e capirò meglio. Cmq belle parole...spero di confermarle ankio ma penso gia di poterlo fare da ora a busta kiusa...
fabbra: attendiamo il tuo responso.
Molto bella la rece. La frase finale è un bel colpo. ;)
E molto bella anche la foto, rende bene l'idea della musica dei BRMC.
Avrei voluto essere anche io a quel concerto , ma potrò consolarmi venerdì prossimo con gli Enon al Covo. Prova a dare un ascolto al loro ultimo "Grass Geysers... Carbon Clouds", per me potrebbero piacerti parecchio. ;)
federico: grazie e anche del consiglio.
io me li vedrò qua a Sydney il 2 gennaio....e chi se li perde...
mastro: facci sapere.
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