Crystal Castles e' pensare alla loro estetica chic-nichilista e al rapporto oltre-punk di Alice Glass con il pubblico. Poiche' lo si pensa cosi tanto che talvolta si riesce quasi a farseli piacere, una Brixton Academy stracolma ed eccitata appare il luogo ideale per verificare lo spessore di tanto hype.
Per backdrop la premiatissima fotografia che sta in copertina al terzo album: la yemenita con il burqa che tiene tra le braccia il figlio ferito. L'impatto di Alice e' da subito ancor piu' travolgente di quanto auspicato. Fisicita' pura su un muro di volume distorto e braccia tutte protese a prenderla. Smarrimento su come reagire solo quando ‘There’s no heaven, there’s no hell… there’s just fucking nothing’ e accende candele per un suo amico di 18 anni morto il giorno prima. L'anarco-party riprende con un'intensità' che culminerà in un pianto finale difficile da decifrare. Alice si da' in continuazione, il pubblico la trasporta e la sostiene diritta. Non c'e' stage-diving, ma un crowd-surfing eretto con una donna per protagonista. Non c'e' sesso in tutto cio' e questo rende punk la normale electro-trance che il sempre in ombra Ethan Kath produce. Sorprendente e vitale il batterista, indispensabile a renderli musicalmente live. Ma si sa, per ragioni estetiche, i Crystal Castles sono e rimarranno in 2. Da vedere.
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