13 giugno 2010

Alice In Chains - Padova, Gran Teatro 11/06/10

La sostituzione del cantante rappresenta operazione di per sè impossibile per qualsiasi formazione, figurarsi nel caso di un'identità come quella di Layne Staley. Eppure l'umiltà, la volontà non emulativa (nonostante la similitudine timbrica) e la differenza scenica di William Duvall permettono alla personalità chitarristica dell'immenso Jerry Cantrell di rimanere viva. I nuovi brani reggono, quelli vecchi, per i quali siamo venuti, danno i brividi (Rain When I Die, Down In A Hole, Nutshell) anche senza il dolore che non c'è più. Il pubblico si perde totalmente in un ricordo che diventa tripudio per quella che fu la band di confine tra il Grunge e il Metal.

2 commenti:

Giuseppe Iacobaci ha detto...

Mah, in fondo anch'io credo alla sincerità dell'operazione (e non vorrei essere al posto del cantante sostituto, e dover reggere un paragone del genere...)
Ma mi chiedo che senso abbia un'operazione simile, perché il passato dev'essere per forza riesumato a tutti i costi? Sarò un romantico, ma per me gli Alice sono belli da ricordare così com'erano, la morte di Staley è una ferita che non si deve cercare di rimarginare a tutti i costi... i sopravvissuti dovrebbero soltanto guardare avanti e creare qualcosa di nuovo... "Black gives way to blue" nonostante le buone intenzioni e il bravo cantante è un disco piuttosto scialbo e inutile... no?

onan ha detto...

Giuseppe: http://onanrecords.blogspot.com/2009/10/alice-in-chains-black-gives-way-to-blue.html