17 novembre 2008

The Cure - 4:13 Dream

"The Cure, The Smiths, Joy Division e Sonic Youth sono stati gli architetti originari di ciò che sarebbe diventato l'indie" (su NME dell'altra settimana).
"4:13 Dream" non sarà una delle loro opere monumentali ma è comunque il miglior disco di Roberth Smith e soci dai tempi "Wish" ('92).
Niente tastiere, un "guitar album" dall'anima pop.
Porl Thompson è tornato: tremola, controlla il suo wah wah (Switch) e pare Johnny Marr in Sleep When I'm Dead. Freakshow fa ballare.
Hungry Ghost
è semplicemente bellissima.
Se poi, invece che a dei vecchi architetti, preferite continuare a dedicarvi a geometri e manovali, vedete voi.

8/10

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma sai che...piace anche a me? Mentre lo sentivo, convinto di trovarmi la solita cazzata di Robertino, pensavo proprio che dopo questo dovrebbe saggiamente decidersi al benedetto "ritiro dalle scene" di cui va blaterando da 15 anni. Sarebbe un modo megnifico di andarsene lasciando un buon ricordo. Tanto di royalities camperà bene fino alla morte e poi può sempre fare il produttore o, più saggiamente, il contadino. :-)

accento svedese ha detto...

Non mi viene spontaneo ascoltarli, non mi riescono a piacere.
In compenso aspetto una stroncatura del nuovo Bloc Party, il più brutto disco che io abbia mai ascoltato in vita mia.

onan ha detto...

accento svedese: A me i Bloc Party non sono mai piaciuti e penso proprio non lo recensirò. Li reputo l'emblema dell'inutilità di questi anni in musica.
Puoi dare comunque un'occhiata da Joyello, anche se credo la sua opinione ti deluderà. :)

microbot ha detto...

onan sul nuovo dei cure non mi trovi molto d'accordo :-)

http://marketingmusicale.blogspot.com/2008/11/cure-413-dream.html