23 settembre 2006

Peaches at Rainbow Club

Due anni fa la vedemmo in un’esibizione notturna al Link di Bologna che ci lasciò indelebilmente impressionati.
Ieri, io e Leonardo, siamo tornati dalla maestrina canadese. Al Rainbow Club di Milano.
Uno spettacolo completamente diverso da quello precedente: più Soho che Amburgo.
La performance è meno fisica, meno sessuale. Peaches non mette più il proprio corpo al centro dello spettacolo. Non lo esibisce o non lo offre più in modo così intenso e pericoloso. Non vi sono ammennicoli erotici sul palco. Soprattutto, Peaches non è più la sola musicista. I tre gregari che la accompagnano permettono così di visualizzare una forma più classicamente rock. L’ex batterista delle Hole è attorniata da ventilatori e percuote campanacci e doppie casse rosa come fosse nei Poison. Peaches, con una band alle spalle, può trasformarsi in perfetta front(man)woman. Domina. Urla. Non sbaglia un solo gesto. Una sola movenza. Quello a cui assistiamo è uno spettacolo dove la parodia si confonde totalmente con il tributo.
“Impeach My Bush” è eseguito quasi per intero tra i classici “electro” dell’easordio “Teaches…”. Le frequenze bianche e lascive dei campionatori Roland e delle drum machines non ci abbandonano un istante. All’inizio non possono sfuggire i riferimenti molto forti nei confronti dei Devo; ma ben presto, Les Paul bianca a tracolla, collarino di raso nero e soliti ricci cotonati, Peaches sarà Paul Stanley (KISS) con le tette. Due mondi impossibili che convivono. L’attitudine e l’estetica alla Wendy O’ Williams (Plasmatics) sono la “cerniera”.
Fosse nata molto prima, Peaches, sarebbe stata un “modello” meraviglioso su cui far lavorare le menti creative del punk (Vivienne Westwood e Malcom McLaren). Forse il punk avrebbe potuto evolversi anziché morire. Chissà?
Performer di culto e taciuta ispirazione per innumerevoli stelle mainstream, per noi, anche ieri sera, Peaches è stata lucida sintesi rock postmoderna.
Peaches ROCKS!!!!

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